MA PERCHè L’ASINO

L’asino è stato addomesticato nell’età del bronzo; è quindi uno dei primi animali ad essere stato avvicinato dall’uomo e poi utilizzato per lavori in agricoltura. Le sue caratteristiche principali – pazienza, resistenza alla fatica, longevità, disponibilità ad essere addomesticato – lo rendono idoneo per completare la riabilitazione psicomotoria in situazioni di handicap psicofisico, confermandolo eccellente nelle patologie che coinvolgono la sfera delle emozioni e delle relazioni “costringendo il paziente” ad entrare in contatto con l’altro.

E’ un animale che, per sua natura, offre subito accoglienza e calda protezione (con il suo morbido pelo e il calore che emana dà sensazioni positive e non si sottrae alle manifestazioni dei sentimenti che suscita), sicurezza e affidabilità (è grande, robusto, contiene sia gli abbracci che i gesti bruschi, i suoi zoccoli sono ben piantati a terra nei momenti più difficili delle interazioni.

Inoltre sostiene il peso di chi si rilassa sul suo corpo, ha un comportamento statico che difficilmente prevede la fuga), dialogo e interattività (è curioso, socievole e rispettoso, attivo nel cercare l’interazione con l’uomo senza tuttavia essere invadente).

L’asino si presta, con le sue dimensioni, ad essere un interlocutore sufficientemente ingombrante per essere “visto” da chi entra in relazione con lui, anche nei casi più gravi; è un animale empatico, affettuoso, coccolone, ama essere notato e “fare con”; a differenza del cavallo, non è stato disegnato per la fuga, ma per “stare”, la sua presenza non soltanto non produce inquietudine, ma anzi induce tranquillità e consente il sorriso.

Ebbene, questo animale, capace di sostare e di essere tranquillamente accessibile ai bambini, propenso ad incuriosire per le sue fattezze che rimandano ad immagini fiabesche, caro alla memoria degli anziani, si è dimostrato un comunicatore eccezionale e un costruttore di buone relazioni.

 

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